Si racconta la storia di Aida, una bambina che nel 1992, deve emigrare dalla sua terra natale, nella ex Jugoslavia, a causa della guerra che sta colpendo le sue zone. Aida e Fatima, sua mamma in dolce attesa, sono costrette dal padre a emigrare in Italia, scegliendo come meta la città di Milano, città che sembrerà essere provvisoria in un primo momento, fino a quando la guerra non sarà finita e potranno ritornare nella loro casa al villaggio. Man mano che passa il tempo, Aida si rende conto il loro trasferimento a Milano non sarà provvisorio; nella stessa Milano nasce anche Ibro, suo fratello più piccolo, dal temperamento molto vivace. Entreranno nella famiglia di Aida anche Emilia e Franco, una coppia che sarà d’aiuto ad Aida per entrare in un mondo diverso da quello conosciuto fino ad ora.
Il romanzo è il resoconto della vita di Aida, da quando lei
era bambina fino all’età adulta, e della sua famiglia in una città nuova, con
nuove abitudini, di genitori che non riescono a entrare a fondo in una nuova
cultura, completamente diversa rispetto a quella in cui si era abituati a
vivere.
L’autrice porta il lettore all’interno della loro casa, vivendo le loro
emozioni , creando un forte legame tra
chi legge il libro e i protagonisti della storia, in particolar modo quello che
si instaura tra Aida e il lettore è un legame forte, percependo le emozioni
della protagonista, la frustrazione e la rabbia da lei provate in alcune parti
della storia nei confronti dei suoi genitori, coi quali presenta un rapporto
abbastanza ambiguo, non riuscendo a dimostrare tutto il suo affetto, anche a
causa della durezza di carattere di Fatima, sua mamma. I dialoghi sono molto
ben descritti, con la presenza di parole della lingua madre della famiglia che
aiutano nell’immedesimazione nella storia.
Primo romanzo di Alessandra Carati, una piacevolissima scoperta che mi ha lasciato col fiato sospeso, facendo si di non voler finire mai il romanzo, ancora ora, nonostante siano passati diversi mesi dalla lettura, ricordo tutto, ogni sensazione provata, la passione che mi ha spinto a finire velocemente la vicenda e il senso d'abbandono provato quando ho girato l'ultima pagina, quando ormai mi ero reso conto che la storia era finita. Ma è stata la volta in cui le vicende di Aida non sono finite quando è stata chiusa l'ultima pagina, hanno continuato ancora a stare in me, sedimentandosi e lasciando un senso di speranza nei suoi confronti e in quelli della sua famiglia, mai così tanto attuale come in questi ultimi tempi.
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